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TEXTE EN ITALIEN par Luisa Belli
Reportage écrit Luisa Belli
avec la complicité d’isabelle et de Dario.
Il 6 Aprile 2009, alle ore 3:32, dopo diversi mesi di lievi scosse localizzate e percepite in tutta la zona dell’aquilano, L’Aquila, capoluogo della regione Abruzzo e città di circa 73,900 abitanti è colpita da un terremoto di magnitudo 5.9 Ml secondo la scala Richter e tra l’8º e il 9º grado di distruzione della Scala Mercalli. Il bilancio finale è di 308 vittime ed oltre 1.500 feriti, mentre la quasi totale evacuazione della città ha portato a 65.000 il numero degli sfollati.
A diciotto mesi dal sisma il numero degli sfollati è ancora stimato in 47.641 ; 55.717 con i dati provenienti da altri 55 comuni del cratere. Gli interventi di ricostruzione del centro storico sono fermi.
Ci sono ad oggi molti quesiti che ruotano intorno al terremoto dell’ Aquila e che fanno pensare a mancate responsabilità della Protezione Civile :
• Sei mesi di sciame sismico non hanno fatto intervenire la Protezione Civile
• Non è stato prodotto nessun piano di evacuazione
• Non si ritenuto di avvertire la popolazione neanche quando la prefettura è stata evacuata (alle 24 del 5 Aprile)
Alla protezione civile sono andati pieni poteri di gestione dell’emergenza.
I cittadini terremotati sono stati inizialmente ospitati nelle tendopoli o negli alberghi della riviera., dove molti di loro risiedono tutt’oggi.
All’interno delle tendopoli per accogliere la larga maggioranza dei terremotati vigevano regole di tipo militaresco, come il divieto di riunirsi in assemblea, di potere entrare ed uscire liberamente dalla tendopoli, etc.,
L’ atteggiamento intimidatorio dei militari ha progressivamente esasperato l’ atmosfera, suggerendo pericolo e diffidenza tra i terremotati ridotti in condizione di quasi-cattività.
Alla protezione civile è andato anche il compito di gestire l’accoglienza del G8.
L’ opinione pubblica mondiale è stata attratta verso l’Aquila oltre che dal terremoto, quindi dalla decisione maturata del Presidente del Consiglio di fare della città terremotata, la sede del G8. Questo ha sicuramente convogliato finanziamenti e donazioni da tutto il mondo finalizzati alla ricostruzione. Si, ma dove sono finiti quei soldi ?
La ricostruzione della Città dell’ Aquila è ferma. Invece di ascoltare i cittadini, iniziare un progetto partecipativo in cui la cittadinanza potesse dire la sua sulla ricostruzione, la comunicazione con la società civile è stata interrotta o piuttosto non è mai iniziata e sono stati spesi al 13 agosto 2010 è di circa 809 milioni di euro per il progetto C.A.S.E. – complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili. Una grande facciata di benessere, per 14.288 sfollati su 47.641 della sola città di L’Aquila (meno di un terzo della popolazione colpita).
Le case in questione sono del tutto identiche le une alle altre, perfettamente anonime e asettiche. Ogni appartamento uguale a quello del vicino. Gli aquilani hanno trovato gli appartamenti arredati, con tanto di spumante nel frigo e televisione accesa. Il prezzo da pagare è la totale anonimità del luogo e l’assenza della propria casa, in cui non si sa quando e semmai si potrà rientrare . Le case di Berlusconi non sono solamente anonime, sono anche dei luoghi in cui è impossibile ambientarsi. È vietato compiere ogni intervento o trasformazioni, anche piantare un chiodo. Una volta finalizzate e una volta terminata l’emergenza (quando ?) saranno restituite. Per diventare cosa ? Alloggi per gli studenti fuori sede. Il governo pensa quindi a migliaia di studenti fuori sede con altrettanti mezzi di trasporto, dato che le case distano anche 25 km dal centro.
Non si sa su cosa si basi l’eco compatibilità delle case, che si stagliano orrende nel paesaggio e la cui presenza già lede in modo poco ecocompatibile l’ occhio. In quanto alla antisismicità delle strutture abitative, questa poggia, come i palazzi stessi, su grandi piloni. Ogni palazzo su alcuni piloni come un’ enorme palafitta. Tra il pilone ed il palazzo una liscia e costosissima placca dovrebbe garantire lo scivolamento dell’ edificio durante un eventuale terremoto. Un paio di particolari meritano la nostra attenzione : anche la polvere danneggia la placca, c’ è quindi bisogno di una manutenzione continua. Ogni tre anni il palazzo va sollevato per intero e la placca pulita. Il costo della manutenzione, a carico del Comune di L’Aquila, è elevatissimo e le ditte preposte non sono dell’ aquilano. Il secondo particolare riguarda la qualità di queste placche. Tutte sono coperte per evitarne il danneggiamento. Si vocifera però che le placche non siano state testate e che in molti casi, proprio non ci siano, ciò che vanificherebbe l’ intero sistema antisismico.
Così i cittadini dell’Aquila privati delle loro case, del loro lavoro, del loro quotidiano, si ritrovano a passare gran parte del loro tempo a cercare di ricordare le strade, gli angoli della propria città, le abitudini, i gesti e le loro capacità.
In questo panorama, alcuni sfollati hanno iniziato un progetto di autocostruzione di case in balle di paglia. Un progetto che ha raccolto diverse adesioni dal mondo culturale e politico italiano. Nel progetto E.V.A. (Eco Villaggio Autocostruito) le case sono realmente ecologiche e antisismiche. Sono case in balle di paglia, al motto è “ meglio rimboccarci le maniche”. Le case sono progettate da architetti volontari e realizzate e dai cittadini stessi e da numerosi volontari. Gli abitanti di EVA dicono chiaramente che non gli va di aspettare e hanno preso in mano il loro destino. Il progetto é una realtà piccola, si parla per ora di sette case, ma estremamente importante per ciò che rappresenta. Un esempio concreto di solidarietà, dato che anche i terreni sono dati in comodato d’ uso da alcuni compaesani.
Il progetto più ampio è di fare dell’ intero centro di Pescomaggiore, un piccolo centro, attualmente quasi interamente disabitato, un esempio di villaggio ecologico.
In un anno dal terremoto, senza altro aiuto che quello delle loro braccia e della solidarietà umana, i cittadini di E.V.A. stanno vedendo crescere un sogno. Dalle macerie, la dove intorno c’ è infinita frustrazione, al di là della repressione deliberata attuata dal governo, vedono prospettarsi una possibilità concreta, che è quella dell’ aiuto reciproco, del fare e sognare insieme. Ciò che potrebbe essere l’ Aquila.
Reportage écrit Luisa Belli
avec la complicité d’isabelle et de Dario.
Il 6 Aprile 2009, alle ore 3:32, dopo diversi mesi di lievi scosse localizzate e percepite in tutta la zona dell’aquilano, L’Aquila, capoluogo della regione Abruzzo e città di circa 73,900 abitanti è colpita da un terremoto di magnitudo 5.9 Ml secondo la scala Richter e tra l’8º e il 9º grado di distruzione della Scala Mercalli. Il bilancio finale è di 308 vittime ed oltre 1.500 feriti, mentre la quasi totale evacuazione della città ha portato a 65.000 il numero degli sfollati.
A diciotto mesi dal sisma il numero degli sfollati è ancora stimato in 47.641 ; 55.717 con i dati provenienti da altri 55 comuni del cratere. Gli interventi di ricostruzione del centro storico sono fermi.
Ci sono ad oggi molti quesiti che ruotano intorno al terremoto dell’ Aquila e che fanno pensare a mancate responsabilità della Protezione Civile :
• Sei mesi di sciame sismico non hanno fatto intervenire la Protezione Civile
• Non è stato prodotto nessun piano di evacuazione
• Non si ritenuto di avvertire la popolazione neanche quando la prefettura è stata evacuata (alle 24 del 5 Aprile)
Alla protezione civile sono andati pieni poteri di gestione dell’emergenza.
I cittadini terremotati sono stati inizialmente ospitati nelle tendopoli o negli alberghi della riviera., dove molti di loro risiedono tutt’oggi.
All’interno delle tendopoli per accogliere la larga maggioranza dei terremotati vigevano regole di tipo militaresco, come il divieto di riunirsi in assemblea, di potere entrare ed uscire liberamente dalla tendopoli, etc.,
L’ atteggiamento intimidatorio dei militari ha progressivamente esasperato l’ atmosfera, suggerendo pericolo e diffidenza tra i terremotati ridotti in condizione di quasi-cattività.
Alla protezione civile è andato anche il compito di gestire l’accoglienza del G8.
L’ opinione pubblica mondiale è stata attratta verso l’Aquila oltre che dal terremoto, quindi dalla decisione maturata del Presidente del Consiglio di fare della città terremotata, la sede del G8. Questo ha sicuramente convogliato finanziamenti e donazioni da tutto il mondo finalizzati alla ricostruzione. Si, ma dove sono finiti quei soldi ?
La ricostruzione della Città dell’ Aquila è ferma. Invece di ascoltare i cittadini, iniziare un progetto partecipativo in cui la cittadinanza potesse dire la sua sulla ricostruzione, la comunicazione con la società civile è stata interrotta o piuttosto non è mai iniziata e sono stati spesi al 13 agosto 2010 è di circa 809 milioni di euro per il progetto C.A.S.E. – complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili. Una grande facciata di benessere, per 14.288 sfollati su 47.641 della sola città di L’Aquila (meno di un terzo della popolazione colpita).
Le case in questione sono del tutto identiche le une alle altre, perfettamente anonime e asettiche. Ogni appartamento uguale a quello del vicino. Gli aquilani hanno trovato gli appartamenti arredati, con tanto di spumante nel frigo e televisione accesa. Il prezzo da pagare è la totale anonimità del luogo e l’assenza della propria casa, in cui non si sa quando e semmai si potrà rientrare . Le case di Berlusconi non sono solamente anonime, sono anche dei luoghi in cui è impossibile ambientarsi. È vietato compiere ogni intervento o trasformazioni, anche piantare un chiodo. Una volta finalizzate e una volta terminata l’emergenza (quando ?) saranno restituite. Per diventare cosa ? Alloggi per gli studenti fuori sede. Il governo pensa quindi a migliaia di studenti fuori sede con altrettanti mezzi di trasporto, dato che le case distano anche 25 km dal centro.
Non si sa su cosa si basi l’eco compatibilità delle case, che si stagliano orrende nel paesaggio e la cui presenza già lede in modo poco ecocompatibile l’ occhio. In quanto alla antisismicità delle strutture abitative, questa poggia, come i palazzi stessi, su grandi piloni. Ogni palazzo su alcuni piloni come un’ enorme palafitta. Tra il pilone ed il palazzo una liscia e costosissima placca dovrebbe garantire lo scivolamento dell’ edificio durante un eventuale terremoto. Un paio di particolari meritano la nostra attenzione : anche la polvere danneggia la placca, c’ è quindi bisogno di una manutenzione continua. Ogni tre anni il palazzo va sollevato per intero e la placca pulita. Il costo della manutenzione, a carico del Comune di L’Aquila, è elevatissimo e le ditte preposte non sono dell’ aquilano. Il secondo particolare riguarda la qualità di queste placche. Tutte sono coperte per evitarne il danneggiamento. Si vocifera però che le placche non siano state testate e che in molti casi, proprio non ci siano, ciò che vanificherebbe l’ intero sistema antisismico.
Così i cittadini dell’Aquila privati delle loro case, del loro lavoro, del loro quotidiano, si ritrovano a passare gran parte del loro tempo a cercare di ricordare le strade, gli angoli della propria città, le abitudini, i gesti e le loro capacità.
In questo panorama, alcuni sfollati hanno iniziato un progetto di autocostruzione di case in balle di paglia. Un progetto che ha raccolto diverse adesioni dal mondo culturale e politico italiano. Nel progetto E.V.A. (Eco Villaggio Autocostruito) le case sono realmente ecologiche e antisismiche. Sono case in balle di paglia, al motto è “ meglio rimboccarci le maniche”. Le case sono progettate da architetti volontari e realizzate e dai cittadini stessi e da numerosi volontari. Gli abitanti di EVA dicono chiaramente che non gli va di aspettare e hanno preso in mano il loro destino. Il progetto é una realtà piccola, si parla per ora di sette case, ma estremamente importante per ciò che rappresenta. Un esempio concreto di solidarietà, dato che anche i terreni sono dati in comodato d’ uso da alcuni compaesani.
Il progetto più ampio è di fare dell’ intero centro di Pescomaggiore, un piccolo centro, attualmente quasi interamente disabitato, un esempio di villaggio ecologico.
In un anno dal terremoto, senza altro aiuto che quello delle loro braccia e della solidarietà umana, i cittadini di E.V.A. stanno vedendo crescere un sogno. Dalle macerie, la dove intorno c’ è infinita frustrazione, al di là della repressione deliberata attuata dal governo, vedono prospettarsi una possibilità concreta, che è quella dell’ aiuto reciproco, del fare e sognare insieme. Ciò che potrebbe essere l’ Aquila.